domenica 31 maggio 2009

Nuda senz'anima


Come selvaggia orca galleggia fluttuante

un pensiero tra correnti

scende dolce nelle tempie,

ma non mi appartiene.

Cogiti stati di perturbazione,

dolorante meninge che si frantuma,

orecchi graffiati da parole poco eleganti.

Ascolto quella voce nuda senz'anima geme lamenti dal corpo.


Liuk Abbott

sabato 30 maggio 2009

Prefazione - Nascosto tra fragili petali di rosa

Prefazione
[...]
Evado dolce dal tuo cuore,
e guido te attraverso le vie del mio liberato paese
nascosto tra fragili petali di rosa.
(Questo ballo da sballo)


È così che finisce la prima silloge del giovanissimo Luca Giovanni Negro, lì,
dove tutto il resto inizia, in quel verso finale, che dà il titolo all’intera raccolta. È
un cerchio che si chiude, è un rincorrersi per ritrovarsi nell’abbraccio della poesia e
librarsi in volo sulle ali di un sogno, di un amore, di una speranza. Il lavoro che
si srotola davanti ai nostri occhi è ricco di spunti, di influenze, di argomentazioni,
l’autore non si risparmia e mette in luce tutto l’esprimibile, tutto quello che il cuore,
così come la mente, gli suggerisce. Ed ecco, allora, che siamo coinvolti nel turbine
della passione, nel vortice dell’amore, nella delusione del sentimento che finisce. Ecco
che osserviamo Negro comporre, scrivere sotto l’ispirazione di una Musa, lo vediamo
vagare in una notte insonne, per poi risvegliarsi e ritrovarsi di fronte a se stesso.
Lo seguiamo nel turbine dei suoi pensieri, delle sue riflessioni, percorriamo con lui
l’articolato e lungo cammino di Nascosto tra fragili petali di rosa. Non c’è
momento in cui i suoi versi non provochino emozioni forti, o considerazioni acute,
non c’è pagina in cui la sua scrittura non appaia vera, sincera e, nel contempo,
meticolosamente studiata, rivista e limata per raggiungere la più alta forma comunicativa
possibile. L’autore, pur essendo alla sua prima pubblicazione, rivela già
un’alta consapevolezza del fare poesia ed una struttura stilistica ed organizzativa
ben precisa. La ricca silloge è divisa in dodici sezioni tematiche, incorniciate da
un’introduzione ed un epilogo, non è poesia, dunque, gettata e lasciata sulle pagine
in virtù di uno sfogo personale, ma accuratamente ponderata e ideata.

[...]
Dov’è, o Vita?
Dov’è, o Amore?
Se l’unica speranza per noi che
viviamo è già stata scritta da altri,
dove sono io dentro tutta questa moltitudine?
Zone vuote d’Aria è il luogo dove giace
l’incomprensibile verità.
Frugando nella mia anima
nascosta tra fragili petali di rosa.
(Introduzione – Zone vuote d’aria)

L’autore cerca il suo posto nel mondo e lo fa con un’astrazione cbe lo
porta, per contrasto, ancora di più negli abissi della sua anima, lo conduce a
scavare al di là della corteccia che lo protegge, ed ancora oltre, nuovamente “tra
fragili petali di rosa”. Il titolo che ritorna, come un mantra, come un punto
fisso, come una constatazione primordiale dalla quale non si può prescindere
per andare avanti, per proseguire il proprio cammino, punto d’inizio e fine
nello stesso tempo si diceva, luogo da cui tutto parte e tutto ritorna, origine e
fine della stessa essenza dell’essere umano, rappresentato qui dall’autore in
prima persona, che non si nasconde, ma mostra la propria essenza, così come
le proprie fragilità, donando tutto al magico mondo della poesia.

Musa solitaria che ispiri
le mie notti più buie,
incantami ancora una volta.
Sono disperato perché privo di te.
Il tuo profumo è svanito nell’aria inquinata.
La tua immagine si fa sempre più lontana.
Dove posso trovarti
se continui a fuggire dal mio cuore?
[...]
(Musa solitaria)

Versi che nascono sotto l’ispirazione di una Musa, che adesso, però, è svanita,
rendendo troppo arduo il compito: “Tu che ascolti nel silenzio di queste pagine la
mia poesia, / torna da me, / Insegui la mia voce / e giungi a incantare i miei occhi
astinenti. / Cosa posso io, inutile poeta, / senza la mia musa solitaria? /Come
può il Sole non piangere /la morte della mia musa solitaria?” (Musa solitaria).
L’autore non rivela troppo di questa figura, non svela chi si cela dietro i suoi impulsi
poetici, non è dato a noi sapere se si tratta di un personaggio mitologico o, più
verosimilmente, di una figura di donna che il suo cuore eleva a tale rango.
Lo stile di Luca Giovanni Negro attraversa diverse esperienze, sviluppandosi
in una moltelplicità di intenti e di risultati. La sua poliedricità lo
porta a strutturare componimenti lunghi ed articolati, in cui sfiora lo stile
prosastico, così come poesie essenziali, quasi schematiche, raggiungendo in
entrambi i casi momenti di forte elevatura poetica.

La luce negli occhi
di lei
si spegne.
Un assassino
in agguato.
Un urlo dietro
una porta.
Dolore nella
notte morente.
Un agguato
dietro l’angolo.
Urlo...
(Sogno teatrale)

Brevi lampi improvvisi, frasi secche che fotografano la scena, rapido susseguirsi
di personaggi ed azioni che terminano con un “Urlo” finale, al quale segue un
improvviso ed inaspettato silenzio. Il pathos arriva di getto e altrettanto repentinamente
va via, lasciandoci ancora scossi nel turbine vorticoso dei versi-immagine.
La scrittura di Nascosto tra fragili petali di rosa, è varia, mutevole,
leggera o incisiva a seconda dei casi, delicata quando narra dell’amore più puro,
violenta ed irruenta quando il sentimento sfocia nel turbine della passione.

Sono morto quella notte di Settembre
aggrappandomi al tuo corpo,
dolore che cura il mio dolore.
Effusioni di dolce passione
scaldano il buoi incantato.
I tuoi sguardi,
rappresentanti del paradiso incontaminato,
di cui sei padrona.
Sfioro le tue curve di Venere,
creo disegni invisibili sulle pelle,
soddisfacendo desideri
nascosti in un empia mente.
(Venere Magnifica)

Paola Santamaria (autrice della prefazione)

Liuk Abbott